Anna cappelli

2 FEBBRAIO 2019 – Polenentheater, Polanenstraat – Amsterdam

In una provincia italiana degli anni ’60, dove la vita scorre con lentezza e la normalità è una gabbia invisibile, si muove Anna Cappelli, donna semplice, sola, invisibile agli occhi del mondo. È impiegata comunale a Latina, città costruita sul sogno razionalista del regime e poi svuotata del suo senso. Vive in affitto in una stanza, tra regole imposte dalla padrona di casa e desideri mai detti. Ma dentro di lei fermenta qualcosa. Un’urgenza. Un bisogno. Un sogno ostinato di appartenenza.

Anna non vuole essere sola. Vuole una casa tutta sua, vuole amore, sicurezza, identità. Incontra Tonino Scarpa, collega grigio e mediocre, ma per lei simbolo di una possibile normalità condivisa. Si innamora, o meglio, si aggrappa a lui. Lo immagina come marito, compagno, ancora. Ma lui non ricambia. La relazione rimane ambigua, sfocata, senza promessa. E quando lui la respinge, le toglie ogni speranza di essere “la signora Scarpa”, qualcosa si spezza.

“Anna Cappelli” è un monologo tragico e grottesco, in cui la voce di una donna comune diventa rivelazione abissale. È una confessione intima e disturbante, che si snoda tra ricordi d’infanzia, pensieri ossessivi, fantasie domestiche e un bisogno disperato di essere vista, riconosciuta, posseduta… e di possedere. Il tono leggero, quotidiano, quasi comico, si incrina via via fino a esplodere in un gesto estremo: Anna uccide Tonino e ne conserva il corpo, come unico modo per non perderlo mai.

Annibale Ruccello, con la sua scrittura asciutta e chirurgica, ci conduce dentro una mente che lentamente si deforma, si chiude, si isola. Ma ciò che colpisce non è solo il delitto: è la banale, umanissima paura dell’abbandono che lo genera. Anna diventa così simbolo di tutte quelle esistenze ignorate, inascoltate, ingabbiate tra i sogni di emancipazione e la realtà sociale che le soffoca.

“Anna Cappelli” non è solo il ritratto di una donna fragile, ma un grido soffocato contro l’indifferenza, contro una società che ti permette di lavorare ma non di esistere davvero. Un dramma psicologico che attraversa il comico e il macabro, sfiorando Pirandello e Kafka, in cui la follia non è esplosione, ma deriva lenta, sotterranea, inevitabile.

Con questo monologo, Ruccello ci consegna una figura femminile disturbante e commovente, che ci costringe a guardare dentro di noi. Perché Anna, in fondo, non è altro che una voce che si rifiuta di sparire nel silenzio.

CREDITI

Cast: Loredana Nicolini
Regia: Carmelinda Gentile
Testo: Annibale Ruccello